
I legami di carità, che uniscono in modo molto speciale tutti i figli della Chiesa in tempi di crisi, sono diventati tangibili in due grandi occasioni in questi giorni.
Nella festa di San Giuseppe, patrono della Chiesa, il 19 marzo, i seminaristi del Collegio di Sedes Sapientiae si sono uniti nella preghiera del Santo Rosario, convocata dalla Conferenza Episcopale Italiana, per l'emergenza sanitaria che il mondo sta vivendo a causa del coronavirus ha fatto sua questa iniziativa: "Questa sera preghiamo uniti, affidandoci all'intercessione di San Giuseppe, Custode della Sacra Famiglia, Custode di tutte le nostre famiglie. Anche il falegname di Nazareth conosceva la precarietà e l'amarezza, la preoccupazione per il domani; ma sapeva camminare nel buio di certi momenti, lasciandosi sempre guidare senza riserve dalla volontà di Dio".
In un altro momento, che passerà sicuramente alla storia, nella giornata del 27 marzo, Papa Francesco ha straordinariamente concesso la benedizione Urbi et Orbe nell'impressionante piazza di San Pietro, piovosa e vuota, a causa del divieto di circolazione d'emergenza. I seminaristi hanno seguito con fervore questo bellissimo momento di preghiera per tutti coloro che in qualche modo soffrono le conseguenze della pandemia che stiamo affrontando. In una densa omelia, il Santo Padre ha detto che il Signore sta lanciando "un appello alla fede... È tempo di ristabilire il corso della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri... La preghiera e il servizio silenzioso sono le nostre armi vincenti."
Animati da momenti così grandi, i seminaristi continuano la loro formazione, in mezzo agli studi e alla preghiera, che in questi giorni si rivolge in modo molto speciale ai malati, alle loro famiglie e ai nostri benefattori, che sono i grandi responsabili dell'opportunità che abbiamo qui.