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Accompagnando i sofferenti


“Dai, ce la fai”. Sono parole che 12 seminaristi del Collegio pronunziamo spesso mentre diamo una mano nella pastorale dei malati che si svolge in un grande ospedale romano. Lì, il nostro lavoro non è medico, nemmeno infermieristico: si tratta innanzitutto di stare vicini a persone sofferenti che hanno bisogno di compagnia.


Ogni sabato, il team di seminaristi andiamo a quel grande ospedale, dove ci dividiamo a due a due, come nel Vangelo; ogni coppia va nel reparto loro assegnato. Prima di iniziare, non manchiamo di chiedere al Signore la Sua guida ed aiuto, davanti al Santissimo, per poter svolgere la missione che ci è stata affidata.


Non facciamo niente di straordinario, ma scopriamo che per alcune persone la sola presenza di qualcuno che li ascolta è già un grande dono. Infatti, facciamo poche prediche: i malati hanno piuttosto bisogno di compagnia, e di solito sono loro a parlare.


Il Santo Padre Francesco ha spiegato molto bene di cosa si tratta, durante l’udienza generale dello scorso 9 novembre: «Chi è malato, spesso si sente solo. Non possiamo nascondere che, soprattutto ai nostri giorni, proprio nella malattia si fa esperienza più profonda della solitudine che attraversa gran parte della vita. Una visita può far sentire la persona malata meno sola e un po’ di compagnia è un’ottima medicina! Un sorriso, una carezza, una stretta di mano sono gesti semplici, ma tanto importanti per chi sente di essere abbandonato a se stesso. Quante persone si dedicano a visitare gli ammalati negli ospedali o nelle loro case! E’ un’opera di volontariato impagabile. Quando viene fatta nel nome del Signore, allora diventa anche espressione eloquente ed efficace di misericordia. Non lasciamo sole le persone malate! Non impediamo loro di trovare sollievo, e a noi di essere arricchiti per la vicinanza a chi soffre. Gli ospedali sono vere “cattedrali del dolore”, dove però si rende evidente anche la forza della carità che sostiene e prova compassione».


Questo, nel nostro piccolo, tentiamo di fare. Ed è molto bello esperimentare come da queste persone riceviamo delle lezioni di vita che sono così importanti, o anche di più, come quelle impartite all’università. La pastorale diventa, se si può dire così, una sintesi vitale e vissuta dello studio teologico.

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